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Allergia al bianco nettare

Lunedì, gioiglorioso lunedì. Citazione non troppo colta di un film scadente, ma insomma c'è Johnny Depp, glielo concediamo.

Tornando alle cose terrene, faccio campo base alla landa dei cibi proibiti.
Come da regola, ci si deve concedere di mangiare quello che si vuole. Ma ciò che si desidera varia da individuo a individuo. Ad esempio io non posso avvicinarmi al peperoncino se non sotto scorta e armata di pistola ad acqua, perchè anche se mi piacerebbe mangiare piccante, oltre la soglia della puntura di zanzara la mia lingua non regge.


L'unico alimento che cerco di evitare, non per questioni di gusto, è il latte. Si da il caso che l'intero Alto Adige un tempo riusciva a produrre a malapena un quantitativo di latte sufficiente a soddisfare la mia bramosia di bianco nettare. Avrei continuato a fare la Poppea della situazione, se non fosse stato per una conversazione casuale avvenuta in seguito a uno dei miei classici sfoghi allergici.
Un amico mi ha riportato il caso di una sua conoscente, che passava tre stagioni su quattro a starnutire, all'incirca come me, e che una volta smesso di assumere latte aveva improvvisamente ridotto l'intero carico di muco a qualcosa di arginabile con un pacchetto di fazzoletti l'anno.

La scelta è stata quasi obbligata, in quanto passare intere giornate a non vedere più in là del naso per le lacrime e riuscire a stento a comporre frasi di senso compiuto tra uno starnuto e l'altro non era una situazione sopportabile. Nell'arco della mia vita a poco nulla sono serviti antistaminici, vaccinazioni invernali e immolazioni di monete di cioccolato a pantheon di divinità immaginarie. Per cui ho provato anche questo: la rinuncia a uno dei miei alimenti preferiti.
Il fatto che tuttora la cosa sussista è la prova di quanto il sacrificio non sia stato vano. Solo in un paio di giornate di massima allerta, quando le congiunzioni astrali hanno disseminato la strada di plotoni di tagliaerba, cani e gatti a pelo lungo e invasioni di semi di pioppo il mio setto nasale ha dato forfait e ballato la salsa per venti ore di fila. Ma in quei due casi si trattava di accanimento del fato. Nel resto della primavera e ad oggi ho contato forse una decina di ecciù. Con sommo gaudio aggiungo.


Anche in questo caso comunque non ho permesso che il latte divenisse una proibizione, per evitare ai miei genitori il dispiacere di trovarmi a fare il bagno in una vasca riempita di yogurt e mozzarelle, sotto gli effetti di un'astinenza forzata. La verità sta nel mezzo, così come il giusto.
Non bevo più latte puro, e se proprio ne ho voglia ripiego su quello di soia, che nonostante sappia di corteccia se corretto con un dito di caffè mi risulta accettabile. Tuttavia non ho rinunciato alla pizza settimanale con gli amici, e alla conseguente mozzarella. Se si festeggia qualcosa e viene servito gelato lo mangio con immenso piacere, esattamente come i formaggi quando si trovano su pizzaiola o dentro invitanti panini.
Insomma, ho fatto voto solo nei confronti della forma più peccaminosa del latte, senza togliermi il piacere dell'aroma caseario, quando mi c'imbatto. L'importante è non avventarcisi di proposito e in quantità esagerate. Se non fosse altro che per la tristezza che mi farebbe guardare gli altri infierire su coppette inermi di gelato mentre io mi sorbisco un ghiacciolino in un angolo. 

A parte il latte evito di mangiare troppi cappucci di biro, acrilici e unghie. Per il resto il regno di Moon è una festa di colori e sapori, in cui nessuno è bandito. Basta non esagerare a imburrare la pancetta [cit.]

Moon [-7,8]

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