Oggi è uno di quei giorni in cui penso di essere guarita dal mio rapporto sgangherato col cibo.
Aspetto sempre di stabilizzarmi su un peso e mantenerlo a vita per considerare archiviata la questione, ma tendo a pensare di essere arrivata a un buon punto del percorso.
Parlo di guarire come si trattasse di una malattia, anche se non si tratta di una patologia riconosciuta quella di cui soffrivo, e di cui immagino soffrano tante persone, ma forse non è sbagliato considerarla alla stregua di un'allergia o una influenza cronica.
Come la depressione in forma lieve può essere confusa con momentanei e comuni stati d'animo dovuti a fattori esterni, anche una relazione tormentata col cibo potrebbe considerarsi una versione edulcorata dei disturbi alimentari. So poco nulla di psicologia, e fatico addirittura a distinguerla dalla psichiatria, per cui non mi addentrerò in termini e teorie tortuose con le quali non ho alcuna dimestichezza. Ma lo stato di benessere che provo adesso non è affatto dissimile a quella mattina meravigliosa in cui ci si alza dal letto con la testa leggera e fresca, il naso che non gocciola più e l'assenza di raschio in gola, quel glorioso risveglio in cui non ci si sente più tutte le ossa rotte e si gode della ritrovata salute dopo una settimana di influenza ed emicrania.