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Californication

E' successa una cosa strana. Sicuramente c'è una parola tedesca per descriverla.
In tedesco qualsiasi concetto che richieda una lunga descrizione è riassumibile con una sola parola. Lunga quanto cinque italiane, ma comunque un'unica parola. Quella di oggi potrebbe essere deHellistqvellaGnokkaFraulineinmeinSpiegel. Termine che definisce al tempo stesso il fatto che non conosco il tedesco, e la disconnessione momentanea del cervello, nella sezione atta al riconoscimento facciale. Ma non in un momento qualsiasi, nel momento in cui si passa di fronte al proprio riflesso.


Mi era successo forse due volte in tutta la vita. Di solito succede con superfici imprevedibilmente riflettenti, distanti e nel mezzo di una folla. Si scorge per un secondo un volto, ed essendo questo lontano, magari su un piano inclinato e in mezzo a molta gente non ci si aspetta una persona in particolare, e il viso viene analizzato come si fa per un qualsiasi sconosciuto. Dunque è solo dopo qualche istante che si realizza essere la propria faccia, ma per quel brevissimo lasso di tempo ci si è visti da fuori. Come un perfetto estraneo vagamente familiare. Di conseguenza in quel battito di ciglia si vede come si è davvero.
Con questo non voglio dire che gli altri hanno una visione obiettiva di noi, ma certamente un estraneo che non ci conosce e non riversa in noi sentimenti particolari, aspettative e pregiudizi ha una visione più neutra. Ed ecco perchè, come le altre volte, è stato straziante non poter tornare a quella sensazione. Avrei voluto poter osservare ogni dettaglio meglio, contemplare il senso generale dell'opera (sì, io, l'opera prima della mia mamma; anche se poi ha imparato a disegnare meglio) e avere il tempo di formulare qualche pensiero in più.
La differenza questa volta è stato il punto di vista. Di solito accade in luoghi affollati che contribuiscono con la confusione a camuffare uno specchio, come ad esempio un centro commerciale, o una via del centro la sera. Non in bagno, non di fronte allo specchio in una stanza completamente illuminata.

Ero assorta in una telefonata, completamente scarmigliata e sveglia da quattro minuti. All'improvviso mi son trovata in bagno una tizia. Non so perchè ma anche lo sfondo mi pareva lievemente storto rispetto allo sfondo solito, forse perchè in genere mi specchio con la porta chiusa dietro, e vedere un pezzo di soggiorno ha contribuito a distorcere l'immagine, creando un luogo differente dalla solita stanza. Non ho avuto modo di elaborare troppo, ma per fortuna i pensieri sono veloci, e basta veramente uno schiocco per formarsi un'idea su chi ci si trova davanti.
Quella che mi son trovata di fronte era una californiana, e me la sarei voluta fare - il gergo è d'obbligo. Entrambe le affermazioni, se rivolte nei miei confronti, fanno sbellicare dalle risate, tuttavia sono in questo momento fonte di gongolamento.


Premettendo che sono di un naturale color carta da stampante, la ragazza che ho visto era abbronzata. Complice la luce strana del bagno, che entra dalla finestra riflettendo il color aragosta dei muri di casa, tra quelle quattro pareti si ha sempre un colorito lievemente più scuro e rosato. Inoltre ero in jeans e intimo, e questi per un raro caso era di un bianco accecante, che stampandosi sulla pelle ha contribuito a farla sembrare meno invernale, oltre a sembrare un costume da bagno. Aggiungiamoci i capelli sciolti davanti, completamente ondulati dopo una notte di sonno che parevano asciugati dal mare, e solo una radio che fosse partita al ritmo di Surfin'USA avrebbe potuto amplificare la sensazione.
Non vado in spiaggia da talmente tanto tempo che per quel che ne so il mare intero potrebbe essere evaporato nel frattempo, per cui l'immagine che gli astri hanno contribuito a creare era quanto di più lontano dalla Moon a cui sono avvezza.
E ribadisco che me la sarei fatta. Non è una cosa da niente. Non era magra magra come la classica donzella da spiaggia delle riviste ma mi piaceva, era ben fatta, mi piaceva il suo portamento affatto civettuolo. Cosa più importante sembrava una sicura e coi controca[rapaci]. Magari non l'avrei sposata, ma mi sarebbe piaciuto conoscerla anche se magari sarebbe finita a sberle perchè è una rompiscatole tremenda. Mi è dispiaciuto perderla in così breve tempo, ma sapere che esiste, che è così che il mondo vede Moon, anche se non in versione così marina, è stato bello veramente.


Di noi vediamo sempre tutti i difetti, quando poi magari vedendo passeggiare ragazze più robuste, più basse, pallide, occhialute, più qualsiasi cosa che in noi non apprezziamo, pensiamo quanto siano eleganti, sicure, scintillanti e belle. Di noi perdiamo spesso il complesso. Ci soffermiamo su quelle che riteniamo schifezze. Se ci penso, quelli comunemente percepiti come difetti, nelle persone che mi circondano sono tratti interessanti il più delle volte. Sono molto fisionomista e per me le asimmetrie, le cicatrici, i nei, le forme abbondanti, un taglio strano dell'occhio sono dettagli memorabili, o se non tali non vanno comunque a influire sulla bella immagine che ho delle persone a cui voglio bene.
A volte, solo a volte, dovremmo guardarci come vediamo gli altri.
A meno di non essere di quelle persone stro[gonoff] che negli altri vedono sempre il peggio e si credono perfette. Quelle non hanno bisogno di cariche di autostima, ma forse anche in quel caso percepirsi per come le vedono gli altri non sarebbe male. Un cazzotto bel assestato in faccia certe volte è la miglior cura.

Moon [-8.6]

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